08. La magia dei libri

La magia dei libri

Cari sdiariati, credete nella magia dei libri? Allora vi racconto quello che mi è accaduto un giorno, mentre assistevo alla presentazione di un libro. Ho notato un tizio strano, molto attento, così l’ho esservato e mi sono messa a scambiare quattro chiacchere con lui… Riuscite ad indovinare di chi sto parlando? (L.D.)

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Una sterile lettera, scritta da un burocrate annoiato, mi intimava di sgomberare l’appartamento, altrimenti l’Ente avrebbe riassegnato l’alloggio e buttato indistintamente il contenuto nella più vicina pubblica discarica. O una cosa del genere. Così venni a sapere che mio padre era morto.

Fu tutto un po’ surreale, la roba mi richiamava all’ordine. Nella mia vita precedente, quella roba mi era risultata superflua da quando avevo ridotto il mio ingombro nel mondo a una sacca e al mio corpo, magro per giunta. Il mio ritorno al passato era sempre legato a una lettera, come quando scoprii l’indirizzo di mia madre. Non so bene perché, ma sentii un richiamo ancestrale attirarmi.

Sesto piano. Polvere e abbandono pervasero le mie narici ancor prima di mettere piede dentro. Tutto nudo, solo qualche pensile alle pareti della cucina, gli stessi pensili, ma invecchiati. Un divano che sembrava una bara, forse era morto lì. Sporcizia mal ripulita ovunque. Il corridoio con in fondo il bagno e la porta di vetro, la prima camera era la mia. Era. C’era ancora il panno che avevo messo per oscurare il vetro, lacerato. Dentro tutto era come tredici anni fa. I miei dischi, i giochi superstiti, nell’armadio i miei vestiti, orribili. Il letto rifatto come se nulla fosse successo. La polvere a fermare il tempo. Venni investito dalle urla, dagli occhi tristi di mia madre, dal silenzio televisivo di mio padre, dall’asma, dalla claustrofobia. Quattro mandate e corsi giù per le scale. La guardai come a cercare rifugio ed era lì, tra le mie braccia, a dirmi che tutto andava bene con i suoi occhi azzurri in cui mi perdevo fin dal primo giorno in cui entrò nella mia vita.

Non ci fu bisogno di pensare, in un attimo ero di nuovo su quelle scale che furono casa, mi avevano atteso, inzuppando e seccando il cemento che segnava gli anni: la mia fortezza. Lì potevo respirare, forse. Le luci erano accese, l’arredo era quello di sempre, ma davanti alla porta una faccia ragazzina sconosciuta. Potevo farcela, la strinsi al petto, ed entrai. Qualcuno parlava al microfono, mi accostai alla porta, senza dare troppo nell’occhio.

Sembrava sicura, alle sue spalle migliaia di libri a proteggerla, davanti a lei una platea che sembrava amica. Leggeva come se mi conoscesse, usava il nome che solo mia madre e poche altre persone avevano pronunciato. Così Beatrice non mi aveva scordato, aveva parlato di me. Ero diventato un libro. Ma chi era quella autrice? Sembrava serena, sapeva il fatto suo, leggeva il mio nome con un sorriso e dolcezza. Poi riponeva il libro e alzando la testa cercava di ancorare i suoi occhi a quelli dell’uomo all’angolo della sala. Lui l’aspettava, l’accoglieva e lei ripartiva a raccontare la mia storia. Solo una volta lei alzò lo sguardo, lui era distratto. Continuò a leggere. Rialzo di nuovo gli occhi, lui non li vide. Lei si sentì smarrita. E di nuovo, lui era lì, ma per un attimo non fu il suo porto, forse non l’avrebbe mai perdonato.

Uno scroscio d’applausi, siamo piaciuti. Dovevo scappare. Poi restai di pietra, Beatrice mi aveva visto. Eravamo ancora noi, lei un po’ più grande, io un po’ meno verde e con meno ferro addosso. Parlare, tacere, scappare? Restai. Beatrice si fece avanti e sorrise. “Come stai?” L’abbracciai forte fino a che la piccola non si lamentò “Papà, mi strizzi”. Beatrice si scostò, sorrise con gli occhi lucidi: “Papà?” Sorrisi, come ogni volta che guardavo i suoi occhi azzurri in cui mi perdevo.

Nicla seguì una signorina che le voleva mostrare dei libri. “Sì, come sua madre. Se ne è andata appena ha potuto, ma questa volta mi ha lasciato un biglietto. Diceva che non era stata capace di essere figlia e non voleva essere una pessima madre. Mi ha lasciato la vita che mi ha rubato andando via”. Le donne della mia vita hanno sempre pensato di proteggermi con la loro assenza, ma questa volta il finale di questa storia sarà diverso. Nicla tornò raggiante mostrandomi un libro pieno di magia.

A Barbara e Davì

cover davì LR

pubblicato su Sdiario il 17 dicembre 2013

Informazioni su Laura
Laura persona, giornalista, speaker e blogger... utopicamente poeta
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