Caffè sospeso pubblicato su #sdiario il 21 ottobre 2014
Ricordate quando dicevo che avrei raccolto le poesie lasciate distrattamente sui tavoli dei caffè? Ecco, ne ho trovata una la scorsa settimana, abbandonata sui tavoli dello Stalingrado, in una serata di pioggerella milanese. La condivido con voi, così che non si perda nella città tentacular.
MASSI’
di Laura Defendi
Intanto Milano alterna le stagioni,
quelle che mi hai promesso,
quelle che non hai vissuto.
Era estate appena nata,
il tempo delle promesse eterne
che durano un attimo.
E sorridevi appena un po’,
il tempo di dire “massì”,
alla vita, a me,
ai tuoi progetti di andare lontano.
Massì.
Scappiamo via da tutto,
da queste parole
che non sanno niente di noi,
dalla realtà che non ci somiglia.
Massì.
E ondeggiavo sul naviglio fermo,
sui miei ricordi,
sui tuoi silenzi.
Alzavi lo sguardo
e vedevo per la prima volta.
L’Italia perde
e noi ci ritroviamo sconosciuti
che si innamorano in un gesto:
il mio viso sulla tua mano,
la mia vita tra le tue braccia.
Massì,
e sono labbra che sconfinano
fino a sciogliersi nel dolore
e manca il fiato
persa in tutto questo amore
che mi è scoppiato tra le mani.
Massì.
Forse viviamo un attimo,
un peccato eterno,
dannata io, dannato tu,
dannato tutto questo tempo
che c’è tra noi.
Sarebbe facile scappare via,
fingerci altro,
tornare in noi.
Massì,
che in fondo basta un treno
per andare lontano,
dimenticare il tuo sguardo
sarà più complicato.
Quando abbassi la testa,
sveli i tuoi occhi,
allunghi la mano e dici
“massì”.
E forse domani sarà migliore,
mi dirai addio
e non sarà grave.
Forse domani passerà la poesia.
Massì,
che in fondo
si vive bene anche a Milano,
dove tutto è normale,
anche le stagioni,
quelle in cui hai promesso,
quelle che hai perduto.
E allora spiegami perché
tutto scivola:
la strada, le lacrime.
Massì,
passerai.
Forse un giorno,
lontano da qui,
non a Milano
che scivola via.
Massì.
