22. Mille, non più mille, note

Pubblicato su #sdiario il 18 novembre 2014

Ci sono oggetti che sono altro dalla loro materia,
sono storie dimenticate che tornano a intralciarsi con i ricordi.

 Mille, non più mille, Note
di Laura Defendi

Li guardo da lontano, mentre sfogliano (che gesto ormai desueto), il vecchio libro rubato dal baule, dove sono nascoste tutte le cose che non si fanno più. Un rinvenimento quasi archeologico, un po’ ingiallito, con un impaccio di gesti che non swicciano, non tappano, non blututtano. Un libro, questo dinosauro. E nella dolcezza del gesto, nella speranza che ripongo nella loro curiosità, ritrovo i ricordi salmastri che si mischiano al mio caffè.

“Si va bene la pizza, la spiaggia, gli amici, a me importa portare la chitarra e suonare senza nessuno che mi dica di non far casino. E poi la porta anche lui, arrogante buffone. Ti farò morire stritolato dalle tue corde. Lei è mia, che sia chiaro. E tutti mangiano, ridono. Sì, ridete che tra poco scateno l’inferno. Intanto sguaino la mia arma in un suono zigrinato di corde e pelle. Un “La” giusto da tirare un po’. Accordo felino come un guerriero che rifila la spada, con gesti lenti e sapienti che scrutano il nemico. Caro il mio buffone ancora intento a farti mirare il ciuffo, qui si fa la musica o si muore e io, modestamente, sono la Musica. Sorridi e io spero che tu possa sprofondare nelle tue inutili fossette. Prendi la tua chitarra bella, con la custodia bella, con il tuo libro bello. La mia chitarra è calda, questo legno è cresciuto con me, è scolorita proprio dove la mia pelle e la sua vernice sono diventate un tutt’uno, questa è musica caro pivello.

Lo sapevo, massima resa con minimo sforzo, inizi con il giro di Do così puoi far finta di saper suonare un sacco di canzoni. Io il libro non ce l’ho, metto il pollice sopra il manico (tu non sai come suona su una elettrica) e mentre tu cazzeggi con il Cielo in una stanza, comincio a buttarti lì qualche  amo, sperando che ti si conficchi nel palato musicale e ti faccia restare a bocca aperta. Niente di che, qualche pennellata di colore che Imagine la sanno tutti, ma quando arpeggio Jealous guy, lei mi  guarda sapendo quanta vita può stare dentro una fotografia, una dedica e questa canzone. Tu già non esisti più, ma voglio che ti strozzi con il tuo sorriso da bravo ragazzo, tutto ciuffo e poca chitarra.

Rilanci, arpeggiando Innuendo, mi guardi, errore grave. Quanto hai studiato per farla? Quante volte ti sei raccontato allo specchio questa scena? Io non l’ho mai provata prima, mi basta un attimo un paio di giri appena appoggiati e sono oltre, dentro le note. Tu esisti ancora?

Dentro questa cassa armonica ogni canzone diventa “la nostra canzone”. Beatles, Stone, Whitesnake, Who, Hendrix, Beethoven. Ogni canzone che penso, che Vivo, è un ricordo, un momento stupido e felice, o semplice e intenso, è la mia vita e la difendo con i denti. Ogni canzone è mia, sua, nostra, nelle estati che diventeranno inverni, sulla spiaggia, nella mia stanza, nella vita vera che ci aspetta. Ho i calli sui polpastrelli, suonare non può più farmi male. Siete scomparsi, intorno solo il mare che si è fatto notte, lei ancora lì, con gli occhi puntati sulle mie corde che suonano insieme alle sue. E tu… non sei mai esistito, non esisterai più”.

Informazioni su Laura
Laura persona, giornalista, speaker e blogger... utopicamente poeta
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