23. Un Caffè spaziale

Pubblicato su #sdiario il 2 dicembre 2014

Olaf nello spazio

di Laura Defendi

Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.
(Franco Battiato “la cura”)

Caffè più sospeso di questo, direi che non può esistere. E quando dico “sospeso” intendo, fluttuante, in assenza di gravità, spazio! Il nostro caffè italiano  è finito nello spazio e non potevo lasciare che la notizia restasse sospesa. Da che mondo e mondo, pianeta o galassia, si può resistere alla forza G negativa, al buio, a sedici tramonti in ventiquattro ore, ma rinunciare al caffè, no, è troppo anche per gli astrosviaggiatori!

Ma la tazzuriella di caffè non è l’unica nota di poesia terrestre a disposizione della nostra Samantha e del team stellare (che a pensarci suona come una barzelletta: ci sono una italiana, un americano e un russo nello spazio…). Il dettaglio che racchiude tutta la splendida approssimazione umana è lì appeso al retrovisore, come i feticci che molti di noi sfoggiano nelle proprie auto: dai dadi di pelo rosa ai santini, ad amuleti vari e cd (ma poi sarà vero che evitano di essere ripresi dall’autovelox?). Ho trovato così struggentemente bello sapere che, in una navetta spaziale ipetertecnologica, gli astronauti dipendono ancora dal piccolo Olaf, eroe nevoso del cartone Frozen. Durante il decollo lo sguardo si è rivolto più volte al pupazzino, che dopo aver tremolato in fase di accelerazione, ha preso a fluttuare, indicando agli astropendolari della Soyuz di aver raggiunto l’assenza di gravità.

Chi ama il volo non è nuovo alla meravigliosa semplicità di alcuni strumenti. Quando sei immerso in un mondo che nessuno ti ha insegnato, con il cielo sotto i piedi e lo sguardo che può allargarsi senza confini, tutto assume un valore diverso. Ciò che è insostenibile e pesante nel moto quotidiano, diventa leggero fino a scomparire dietro un orizzonte curvo dove scivola l’infinito limite umano. In volo sei vivo con ogni tua molecola e sinapsi, altrimenti sei “semplicemente” morto. Concetto mostruoso e affascinante. In volo o Sei, o non esisti. Lassù abbandoni zavorre e paure: l’essenziale è ciò che ti consente di spiccare il volo. Quello che includi nel tuo decollo assume una importanza assoluta, ogni dettaglio, anche Olaf o il filo di lana (1) che si ostinano a non farti perdere il controllo, diventano il dettaglio a cui ancorarti.

Sali in termic, ti lasci planare, sfidi le vette fino a che non capisci che è ora di rientrare e lì l’uomo terrestre torna a fare la differenza. Se il solo toccare terra ti fa dimenticare i dettagli, se il peso di pensieri che appaiono insostenibili impediscono di vedere l’insieme dei paesaggi possibili, allora non puoi dire di aver volato. Quando l’infinito si svela possibile ai tuoi occhi, non puoi tornare indietro, non puoi smettere di ancorarti a strumenti semplici e quotidiani che ti mantengono sulla giusta rotta. Nella vita o Sei o non esisti.

E pensare che eravamo partiti da un caffè e un pupazzo di neve… Questa volta il caffè (molto) sospeso, è dedicato alla prima Donna italiana lanciata nello spazio, che da lassù non tralascia di mandarci foto stupende del nostro piccolo, piccolo mondo. Grazie Sam.

1) wiki dice:
Per coordinare pedali e barra c’è uno strumento apposito, detto sbandometro o pallina, che consiste di una sfera in un tubo curvo (come una scodella) e indica dove è rivolta la forza di gravità apparente. Se la pallina cade all’interno della virata si è in scivolata: occorre imbardare maggiormente (“dare più piede”) per avere più forza centrifuga. Se la pallina viene spinta verso l’esterno si è in derapata: occorre dare meno piede per avere meno forza centrifuga. Questo si riassume nella regola “il piede scaccia la pallina”, pallina che va tenuta sempre al centro. Negli alianti è presente anche un filo di lana, attaccato all’esterno della capottina, il quale indica la stessa cosa della pallina, ma in modo opposto: quindi, “il piede richiama il filo di lana”. Delle due situazioni descritte, la scivolata, o scivolata d’ala, è sicura e consente di perdere quota rapidamente, mentre la derapata deve essere assolutamente evitata perché può portare l’aereo in vite.

© Laura Defendi

Informazioni su Laura
Laura persona, giornalista, speaker e blogger... utopicamente poeta
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