Gli adulti da soli non capiscono niente, ed è stancante per i bambini dover sempre spiegare tutto.
Antoine de Saint-Exupéry
Cari utopici voglio condividere con voi un’esperienza e lanciare una proposta. Proprio ieri mi è capitato di dover fare una visita medica e non volendo portare mio figlio con me (cosa che faccio quasi sempre), ho approfittato della vicinanza dell’ufficio di papà all’ospedale per lasciare il cucciolo un’oretta.
L’esperienza è stata davvero emozionante per il piccolo che si è svegliato di sua sponte, pronto e volenteroso per seguire papà al lavoro con lo zaino in spalla pieno di pennarelli colorati. Li ho lasciati così, seduti l’uno accanto all’altro con i sorrisi dei colleghi incuriositi dalla piccola mascotte. Al mio ritorno ho sentito il racconto entusiasta di mio figlio che mi diceva che ora ha capito perchè papà è stanco la sera, “deve aggiustare tanti programmi” e mi ha detto tutto orgoglioso che papà è davvero bravo.
Questa esperienza conferma ulteriormente una mia teoria sperimentata alla ripresa della frequenza universitaria (eh si, anche le mamme a volte tornano sui libri). Riccardo aveva un paio d’anni, abbastanza per sentire il distacco, ma pochi per capire che Milano non è dall’altra parte del mondo. Quando sono tornata a frequentare le lezioni ho percepito la sua paura nel vedermi uscire di casa, così un giorno, in cui avevo solo due ore di lezione, ho deciso di portarlo con me. Abbiamo preso la stessa metropolitana e lo stesso tram di cui tanto aveva sentito parlare, abbiamo pranzato nel solito bar dove pranzo quando sono sola, mi ha seguito in segreteria e poi a lezione (che fortunatamente coincideva con la sua pausa sonnellino, quindi dopo essersi guardato intorno si è addormentato). Da quel giorno è stato decisamente più sereno e quando raccontavo le mie giornate si sentiva anche lui un po’ protagonista perchè anche lui ora conosceva quei posti.
Da queste esperienze è maturata l’idea di istituire una giornata “baby@work” in cui è possibile portare i propri figli al lavoro (almeno dove è possibile e non pericoloso). Sarebbe bello se le aziende osassero investire un paio di ore del prezioso tempo produttivo per lavorare sulla conciliazione casa-lavoro. Penso che l’esperienza sarebbe aggregante anche per i colleghi, sarebbe l’occasione per conoscere e comprendere qualcosa in più del vicino di scrivania e, magari, il pretesto per superare qualche tensione. Sono convinta che sarebbe una carica positiva che verrebbe reinvestita nella capacità produttiva, perchè si può lavorare tanto, ma è più auspicabile lavorare bene e allora perchè non trovare motivazione negli occhi orgogliosi di un bambino?