Caffè “Olimpico”

Cari amici Utopici,

come non condividere con voi le emozioni di questo splendido caffè che profuma di estate, ricordi, musica e riflessioni.

Il dove è lo stadio Olimpico il perché è il sospirato concerto di Francesco De Gregori e Antonello Venditti. Il viaggio è stato lungo e temo lo sarà anche il racconto: tre anni di attesa, un treno regionale, un treno alta velocità, un bus, una metropolitana, un tram e suole di scarpe, ma ne è assolutamente valsa la pena.

PRELIMINARI

Come in ogni occasione, i preliminari sono fondamentali e non si può pensare di vivere l’esperienza di un concerto romano, senza aver superato la prova di sopravvivenza del “panino con la qualunque” accompagnato a pessima birra nel bicchiere di plastica. La scelta è stata d’obbligo e si è diretta nel più coatto paninaro da strada con degustazione su marciapiede, primo avamposto sull’umanità.

Li vedi sfilare e li riconosci subito i professionisti dei concerti: hanno un look pratico, la maglietta in tema, sanno come muoversi nelle liste d’attesa. Qualcuno si cerca, squillano i telefoni “dove sei, ti sto aspettando“, si incontrano, si perdono, qualcuno è stato trascinato lì, altri non vedevano l’ora di entrare. E tutti… tutti mangiano sulla collina. Io intanto mi guardo intorno rapita, come sempre, dai muri e dai monumenti e ripercorro con lo sguardo le linee dure del fascismo, quel macismo glorioso negli intenti e decadente nei fatti: un’arroganza dal calco neoclassico che ha provato a riscrivere il tempo della Città Eterna e che mostra sul viso i segni feroci di una bellezza fittizia e screpolata.

BOMBA O NON BOMBA

Dopo aver circumnavigato il Foro Italico, conquisto l’ingresso nelle tribune Monti, avrei potuto usare l’ingresso per la stampa e tagliare un po’ di coda, ma sono in borghese e voglio godermi il rito della lentezza, mentre su Roma si apparecchia un tramonto che è il preludio delle emozioni che mi attendono dopo i tornelli.

Entro all’Olimpico e il pubblico inizia a scaldarsi con i cori, non devo attendere molto per vedere illuminarsi il palco e gustarmi le prime note di “un pianoforte, una chitarra e molta fantasia”. Sorrido timida, pensando agli ostacoli superati per arrivare qui e che solo pochissime persone conoscono. Mi commuove pensare di quanta generosità, comprensione e amore ci sia, nel regalare del tempo inutile a qualcuno. La vera riccanza, per me, è fare qualcosa di assolutamente “futile” come viaggiare, pensare, ascoltare musica, per dirlo in una sola parola vivere della bistrattata “cultura”.

La prima volta canto quasi tra me e me, con un sorriso laterale e un retrogusto amaro: “bomba o non bomba arriveremo a Roma … nonostante voi“. Ma il suono sale e sale la voce dalle tribune, mi volto e li osservo. Tutti hanno lo sguardo rivolto nella stessa direzione, tutti hanno il viso alto in segno di sfida, tutti hanno un nodo in gola e allora diventa più forte e rabbioso quel “bomba o non bomba” e si sente la forza di una rivoluzionaria voglia di riscatto “nonostante voi“. E’ il primo risveglio dei sensi in cui ti rendi conto di essere una parte del tutto, di quella collettività che abbiamo tenuto a distanza imparando, forse troppo velocemente, a fare dell’isolamento la nostra zona comfort, ritrovandoci ad autofagogitarci nei rancori, nei problemi, nella paura. Così inizia la magia del concerto e smetti di chiederti se ne è valsa la pena di essere hic et nunc questa sera.

Nemmeno il tempo di riprendersi che l’album di fotografie arriva a una pagina che negli ultimi tempi ho consumato con gli occhi e i ricordi. Lì fragile e forte, sporco di fango e lacrime ci sono tutti i Nino, i giocatori
che non hanno vinto mai,
che meritano una carezza e l’Olimpico è tutto un coro che incoraggia a non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.

Ed è qui che mi rendo conto di come le parole tornino ad avere spessore. E’ come se le vedessi nell’aria, tornare rotonde e piene e non più sprecate su uno schermo piatto… e penso.

Tutto quel che voglio, pensavo

È solamente amore

Ed unità per noi

Che meritiamo un’altra vita

Più giusta e libera se vuoi

Corri, amore, corri, non aver paura

Penso alle parole sbrecciate che ho sentito tra i pianti, penso alle parole d’odio sibillate tra i denti digrignati e penso alle parole d’amore gonfiate, sprecate, sbroffate tra promesse inutili e false. Sorrido mentre davanti a me due ragazze si mettono in posa per un selfie e in molti le guardano pensando, probabilmente, che sono buffe o forse un po’ ridicole. Però non ci preoccupiamo mai quando trucchiamo le parole, quando le enfatizziamo con filtri egoistici, quando le stiracchiamo, le levighiamo, le sprechiamo fino a farle diventare bolle d’aria. Abbiamo svuotato e appiattito le parole e ora ci mancano parole vere per parlare di problemi veri. Ora che anche la semantica della guerra serve a descrivere la nostra quotidianità fatta di battaglie, schieramenti, trincee, ci mancano le parole per descrivere i corpi dilaniati e le meccaniche del potere di chi la guerra la sta vivendo (o morendo) nella cruda realtà. Forse non ci resta che cantare e sperare che Pablo sia vivo, come cantano qui dagli spalti romani come a rivendicare tutte le vite che vogliono schiacciare con la miseria e la crudeltà, ma Pablo è vivo, è vivo… E’ VIVO!

E vivi sono i ricordi passati, i volti, gli amici lontani che vorresti vicino ma senti l’abbraccio della notte romana che ti spinge a vivere in eterno, nonostante i barbari e gli invasori che distruggono ciò che non possono costruire. Non mi resta che godermi il concerto di Amicizia e Arte che questi due poeti incazzati, disillusi, innamorati e tremendamente Utopici, ci stanno offrendo. Oggi me sembra che er tempo se sia fermato qui, grazie Roma che ci fai vivere e sentire ancora una persona nuovatara ra raaaa

MENZIONE SPECIALE

Straordinaria la band che ha debuttato sul palco unendo per la prima volta i musicisti che collaborano separatamente con i due artisti:

  • Alessandro CANINI (batteria)
  • Danilo CHERNI (tastiere)
  • Carlo GAUDIELLO (piano)
  • Primiano DI BIASE (hammond)
  • Fabio PIGNATELLI (basso)
  • Amedeo BIANCHI (sax)
  •  Paolo GIOVENCHI (chitarre)
  • Alessandro VALLE (pedal steel guitar e mandolino)
  • Per l’occasione, sul palco anche una straordinaria Fabiana SIRIGU al violino
  • e le coriste Laura UGOLINI e Laura MARAFIOTI.

I BRANI

  • Bomba o non bomba
  • La leva calcistica
  • Modena
  • Medley
  • Bufalo Bill
  • La storia siamo noi
  • Peppino
  • Generale
  • Sotto il segno dei pesci
  • Che fantastica storia la vita
  • Dolce signora che bruci
  • Stare insieme a te
  • Sangue su sangue
  • Santa Lucia
  • Canzone
  • Ci vorrebbe un amico
  • Sarah
  • Notte prima degli esami
  • Pablo
  • La donna cannone
  • Unica
  • Rimmel
  • Titanic
  • Giulio Cesare
  • Alta marea
  • In questo mondo di ladri
  • Sempre e per sempre
  • Il vestito del violinista
  • Il futuro
  • Ricordati di me
  • Viva l’Italia
  • Buonanotte fiorellino mio

Informazioni su Laura
Laura persona, giornalista, speaker e blogger... utopicamente poeta
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