Come ci perdiamo?

Come facciamo a perdere cose che sono state nostre da sempre? Come quella noiosa abitudine di respirare che abbiamo smarrito vivendo una vita in apnea. O come scrivere. Non dico avere l’ardire di impugnare una penna, ma appoggiare le dita sui tasti e lasciare che le parole prendano forma.

E’ tutto sospeso prima del caffè. Ogni pensiero un rumore invadente, ogni movimento un dolore latente e ti trovi a scrivere poesie in rima sul tovagliolo del bar, come se avesse un senso. Come se.

Mi sono persa forse bevendo troppi caffè, scambiando parole per pensieri, sguardi per azioni. Dura un sorso lo smarrimento, giusto il tempo di sentire la labbra amare, prima che l’aroma si fonda con la dolcezza della schiuma, in quel preciso istante in cui arriva il risveglio, la forma, il senso.

E’ in quel momento che sei pronta a sorridere al barista, pagare il conto, per restare in credito con la vita, e riprendere quel moto perpetuo di ogni giorno in cui parlerai, sorriderai e smetterai di essere in apnea. Ogni cosa al proprio posto, dove era sempre stata, dove l’avevi lasciata, dove sapevi che l’avresti ritrovata.

“Non sei mai andato via, stavi solo prendendo un caffè con uno sconosciuto senso della vita” lascerò questo biglietto insieme a questo caffè sospeso, perché chi si è perso possa riconoscersi nel riflesso di questo sguardo, di questa vetrina… di questo caffè.

P.s. Utopia… is back

Colonna sonora… “Strani Giorni”

Informazioni su Laura
Laura persona, giornalista, speaker e blogger... utopicamente poeta
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