07. Intervista e caffè dedicato ai NEGRITA

Negrita

Con grande grande orgoglio utopico vi propongo il mio Caffè sospeso, pubblicato su Sdiario di Barbara Garlaschelli nei giorni scorsi e il video dell’intervista telefonica che ho realizzato con Drigo, storico chitarrista dei NEGRITA per RADIO PUNTO

Live Rock Cafè

Cari compagni di sviaggio, questa volta vi voglio raccontare di un caffè bevuto in galleria, piccola ovviamente in proporzione a quelle cittadine. In questo corridoio di stampo fascista, convivono negozi, un bar e il cinema teatro che, prima dell’avvento dei multisala, era il più grande della zona. Qui questa sera si terrà il concerto di un gruppo che amo molto e mentre attendo che il mio accredito sia disponibile bevo, come di consueto, il mio marocchino e osservo le dinamiche umane che sfilano accanto a me.

L’aria è elettrica (oltre che gelida), tutti sono in attesa del grande evento, uomini e donne indistintamente (differenza tra una Band e un prodotto commerciale). A guardarli da qui, sembrano tutti un po’ ridicoli, me compresa che come loro non attendo altro che entrare. Mi chiedo perché questa frenesia per assistere al concerto di un gruppo ascoltato dallo stereo casalingo in loop infinito.

Sperare di intervistarli di nuovo è la scusa che mi sono raccontata, ma lo so che sarei venuta ugualmente se avessi trovato i biglietti andati a ruba. Conosco le loro canzoni, mi hanno accompagnato tante volte e sono entrate a far parte dei miei pensieri, come quella volta alla scogliera. Aspettavo l’alba, con la schiena appoggiata alla chiesa e lo sguardo che si posava ora sul mare ora sulla spiaggia di levante che lentamente si risvegliava, persa nelle domande adolescenziali feroci, profonde, roba che Novalis era un ottimista.

Poi un’auto. Non vorrà davvero parcheggiare in spiaggia? Sì! Una ragazza e due ragazzi (ndr: uno era stato eletto a mio insindacabile giudizio sex simbol della stagione…e a pensarci somigliava non poco a Pau). Spengono il motore, la radio a palla, portiere aperte, piedi nudi, salgono sul cofano e sulla capotta dell’auto e ballano, intorno a loro il porto in secca dei pescatori. Erano musica, erano vita, quella che rincorrevo. La canzone usciva dai finestrini e si posava su ogni domanda spezzata dalla rispostaHai le carte e passi, giocati i tuoi assi, che di tempo non ce n’è”. Sarà stata la chiesa alle spalle, il sole spuntato sopra l’orizzonte, la musica, la vita, ma io quella volta mi giocai i miei assi, convinta che tutto quello che avevo davanti agli occhi fosse un messaggio in diretta dal destino.

Ma ancora mi chiedo perché sono qui. Loro suoneranno (eh il dio della musica sa quanto hanno suonato) io li guarderò. Tutti li guarderemo e torneremo a casa esattamente come siamo venuti. Poi il ritmo sale e la gente non ci pensa proprio a stare seduta. Tutti lì a voler saltare sul palco per toccarli, mischiarsi, cantare insieme a loro. Tutti a voler gridare quanto siano state importanti le loro parole e la loro musica. Allora penso che ognuno sia lì con il proprio racconto epico, ognuno vorrebbe far sapere quanto un mestiere così “utopico” come il musicista, sia entrato nel vissuto, nella memoria e nelle decisioni prese dalla gente. Ho visto madri piangere, urlando e ridendo con i figli adolescenti al seguito, gridando quella forza di andare avanti che in quel momento diventa tangibile, reale lì sul palco e ha un nome, un volto (e taaaaaaaaaanto sex appeal). Forse ognuno di noi sogna di essere una rock star della vita per un secondo, avere un riscontro della propria unicità, avere i riflettori per un attimo sulla propria esistenza.

Io certo non sono così, io non sogno! Sono assolutamente certa che quel riflettore basso, puntato direttamente nei miei occhi proprio mentre Pau cantava solo per me “hai le carte e passi”, fosse un nuovo segno del destino, il mio destino da rock star. Come dite? Sì, ho bevuto decisamente troppi caffè ultimamente, ne lascio uno pagato per voi.

“Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade negre all’alba in cerca di droga rabbiosa, hipsters testadangelo bramare l’antico spaccio paradisiaco che connette alla dinamo stellare nel meccanismo della notte…” Allen Ginsberg

Pubblicato su Sdiario di Barbara Garlaschelli  http://barbaragarlaschelli.wordpress.com/tag/sdiario/

Foto, testo e intervista di Laura Defendi

Informazioni su Laura
Laura persona, giornalista, speaker e blogger... utopicamente poeta
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