i buoni propositi di Lucy

Sono qui

Guardami, sono io, mi volevi e sono arrivato.

Eccola lì, in ritardo come sempre. Detesto aspettarla, io che sono così puntuale: tre, due, uno e suono preciso all’ora fissata. Che fa, aspetta ancora? Ha una faccia che non promette niente di buono.

Sei tornata al tuo vecchio profumo, l’ho sentito appena ti sei avvicinata al tavolo. E’ quello che indossi quando hai bisogno di primavera, eppure lo sai, ci incontriamo sempre quando l’inverno si fa più pungente e romantico. “Un caffè, grazie, americano con acqua a parte”. Ci siamo, lo ordini sempre quando hai bisogno di tempi lunghi per pensare e tante cose da dire.

Mi conficchi uno sguardo glaciale direttamente nello stomaco, dura ma con la voce calda che trema un po’: “Allora, cosa hai da dirmi?”

Nulla piccola, e non so come spiegartelo. Ho sentito tutto quello che mi hai chiesto, ma credo che sia il momento di fare un po’ di ordine, prima che una folata gelida porti via tutta l’energia che ti brucia dentro.

Mi hai chiesto di arrivare in fretta, ma sai che ogni cosa ha un tempo per compiersi, e io non sono da meno. Mi hai chiesto di portare via il dolore, di ricominciare da dove tutto era ancora possibile, da quei giorni in cui quelli prima di me non avevano ancora iniziato l’estenuante salasso. Guarda come sei pallida. Mi hai chiesto di rendere il tuo corpo lieve, la tua pelle chiara, così che il tuo cuore potesse spiccare, dimostrando a tutti che è ancora lì, agitato e forte, ma integro e puro.

No aspetta, non ho detto che è finita. Guardami, sono io, mi volevi e sono arrivato. Sei stanca delle risposte inevase, me lo dici mentre cacci indietro lacrime di rabbia. Resta calma piccola, facciamo ordine. Hai fatto la rivoluzione russa, le guerre puniche e un paio di conflitti mondiali insieme con quello prima di me. Sei riuscita a radere al suolo il tuo mondo senza fare rumore. Pilastro dopo pilastro, lenta e inesorabile, caduti uno sull’altro con un effetto domino. Quando ti accorgi che la struttura portante è marcia, c’è poco da fare. Hai lasciato i punti fissi, quelli in cui c’era scritto il tuo nome, quello di tuo figlio e forse il mio, un onore che spero di meritare. Nel tuo petto trasparente vedo il cuore fermarsi un attimo mentre ricordi, poi stringi la tazza calda tra le mani e lui riprende a camminare.

Avrai quello che vuoi, con me o forse con quello che verrà dopo, te lo prometto. Solo che. Ancora il tuo sguardo di ghiaccio, non sei disposta a trattare, non hai le forze per ricominciare, lo so da me, ma non c’è alternativa. Ti concederò del tempo e giornate di sole. Ti regalerò pioggia quando avrai bisogno di nascondere le lacrime, ma devi rialzarti e finire il lavoro che hai cominciato. Manca poco, ma dovrai farcela da sola. Resta un attimo, non andartene arrabbiata. Sono solo un dannato anno nuovo, posso sfogliare giorni, ma per i miracoli, piccola, dovrai contare solo su di te.

©Laura Defendi, 2015

Laura

Laura persona, giornalista, speaker e blogger... utopicamente poeta

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